Perché le Zone 30 funzionano solo con un design urbano integrato

Le Zone 30, aree urbane in cui il limite di velocità è ridotto a 30 km/h introdotte a Porta Maggiore, sono un’iniziativa sempre più diffusa per migliorare la sicurezza stradale, ridurre l’inquinamento acustico e promuovere la mobilità sostenibile. Tuttavia, la loro efficacia non si basa solamente sulla segnaletica. Per funzionare davvero, una Zona 30 deve essere supportata da un’attenta riorganizzazione dello spazio pubblico, includendo un design urbano specifico e la ridefinizione della gestione dei parcheggi.


Oltre la segnaletica: il ruolo dell’arredo urbano

La mera apposizione di un cartello “Zona 30” è spesso insufficiente a cambiare i comportamenti di guida. I conducenti tendono a ignorare il limite se l’ambiente circostante non comunica visivamente la necessità di rallentare. L’arredo urbano, in questo contesto, diventa uno strumento fondamentale per rafforzare il messaggio.

Elementi come panchine, fioriere, alberi e isole pedonali non sono semplici decorazioni. Posizionati strategicamente, creano un “effetto imbuto” che restringe visivamente la carreggiata e costringe i veicoli a procedere più lentamente. Le chicanes, o piccole deviazioni nel percorso stradale, e i rialzi o dossetti (come i “cuscini berlinesi”) sono altre soluzioni di traffic calming che rallentano fisicamente il traffico, rendendo la zona meno attraente per la guida ad alta velocità. L’illuminazione a misura d’uomo e la pavimentazione differenziata, che può variare in colore e texture, aiutano inoltre a marcare la transizione tra una strada normale e una Zona 30, aumentando la percezione di un’area condivisa tra veicoli e pedoni.


Il parcheggio come strumento di riappropriazione dello spazio

Un altro elemento cruciale per il successo delle Zone 30 è la gestione dei parcheggi. Nelle aree urbane a vocazione residenziale o commerciale, la presenza di automobili in sosta occupa una porzione significativa dello spazio pubblico che potrebbe essere utilizzata in modo più proficuo. La rimozione strategica dei parcheggi a raso può sembrare controintuitiva, ma ha un impatto notevole.

Sottraendo lo spazio prima destinato alle auto, si liberano aree per la creazione di marciapiedi più ampi, piste ciclabili protette, spazi verdi e luoghi di aggregazione. Questo non solo migliora la qualità della vita, ma incentiva anche l’uso di mezzi alternativi, riducendo la dipendenza dall’auto privata. La ricerca di parcheggi fuori dalla zona, magari in strutture multipiano o in aree designate più lontane, contribuisce a ridurre il volume di traffico “di ricerca” che spesso è causa di congestione e inquinamento. Questo approccio favorisce una visione olistica in cui l’auto non è più il fulcro, ma uno degli elementi di un sistema di mobilità integrato e sostenibile.

Nelle immagini allegate alcune soluzioni da noi proposte e sottoposte all’Amministrazione comunale.